La spedizione Juquila 2002 ha messo a dura prova uomini e materiali durante i 10 giorni di esplorazione all'interno del canyon Juquila nello stato messicano di Oaxaca.
Il gruppo, da subito diviso in due squadre per ragioni di operatività e di sicurezza ha affrontato il canyon: la prima squadra attaccandolo da monte con il compito di discenderlo ed esplorarlo; la seconda, trentacinque chilometri più in basso, attrezzando un campo base ed esplorando grotte e risorgenze presenti in quella parte di canyon, per poi ricongiungersi con gli altri.
A parte le spine ed il caldo, ormai costanti compagne nelle nostre spedizioni, le difficoltà maggiori sono scaturite dalla sottostima dei tempi di percorrenza: il territorio si è dimostrato, infatti, più aspro e ostile di quanto previsto.
La morfologia del canyon, interessato da numerose frane e salti, ed alcuni piccoli incidenti (congestione, distorsione di un ginocchio, rottura di un'arcata sopraciliare con punti di sutura, contusioni varie) hanno notevolmente rallentato la discesa della prima squadra.
Nonostante ciò, forzando i tempi e consumando le ultime provviste, pur se malconci, i sei componenti sono riusciti a rispettare l'appuntamento riunendosi come previsto, cinque giorni dopo la partenza, con il resto del gruppo.
Anche l'avvicinamento da valle della seconda squadra ha comportato non poche difficoltà: nonostante l'impiego di cavalli per i materiali, zaini in spalla, sotto un sole infernale tra spine, pietre e assoluta mancanza d'acqua, in nove ore si è giunti ad un valico che affaccia sul canyon. Da lì, con altre due ore di discesa impossibile (700 m di dislivello su 800 metri di sviluppo) il gruppo ha finalmente raggiunto il luogo dove allestire il campo base, da cui ha svolto l'attività esplorativa e logistica prevista.
Questa prima esplorazione ha portato allo sviluppo di un progetto di ricerca pluriennale nell'area.