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Rientrati a Cintalapa

Uno degli incontri... (foto Natalino Russo)Siamo rientrati oggi a Cintalapa dopo 5 giorni nella foresta. Come già scritto da Corrado, purtroppo alcuni problemi burtocratici di autrizzazioni con l’INAH (Istituto Nazionale di Archeologia e Storia del Messico) non ci hanno permesso di lavorare con serenità e abbiamo così deciso di anticipare di qualche giorno la seconda fase della spedizione. Lassù abbiamo lasciato molte cose da fare, i pochi giorni ci sono bastati a malapena per capire dove concentrare gli sforzi in un territorio veramente vasto. Abbiamo percorso chilometri di selva, inseguendo segnalazioni di grotte e inghiottitoi, spaziando dal Rio Negro al Rio la Venta. Abbiamo effettuato due campi principali, un nella zona del Clarin e un altro nel meraviglioso rancho Valle Acosta, da cui ci siamo spostati sia in giornata, sia passando una notte con le amache nella selva. Alcuni avvicinamenti hanno richiesto più di 5 ore di cammino, aprendo picade a colpi di machete, guidati dai proprietari di terreni e dai giovani rancheros di Cardenas. Le grotte esplorate non sono state in verità molte, alcune cavità sul centinaio di metri nella zona clarin, grotte fossili e brevi inghiottitoi nella zona di Acosta. Un gruppo si è perfino spinto alla junta, dove i due fiumi si incontrano, attraversando un impressionante paleoalveo del Rio la Venta.

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Notizie telefoniche dalla selva

Campo nella selvaFrancesco ci comunica che le difficoltà per raggiungere l’ingresso delle cavità sono state superiori all’atteso, tanto che quello che doveva essere un avvicinamento di 2-3 ore è diventato di 8-10 ore, e questo è dovuto al fatto che recenti incendi hanno abbattuto alberi di grosse dimensioni che interrompono frequentemente la vecchia pista, dove tra l’altro la fittissima vegetazione tropicale ha ripreso il suo spazio. Ciononostante ieri sono arrivati all’ingresso di un grande inghiottitoio inesplorato, individuato seguendo un corso d’acqua che attraversa due trafori naturali.
Oggi però non potranno entrare per l’esplorazione perché l’INAH (Instituto Nacional de Antropologia e Historia) sta tardando nel rilascio dei permessi di esplorazione per via di una ipotetica presenza di reperti archeologici nell’area. Proseguireanno pertanto con ulteriori ricognizioni esterne e ubicazioni di altri ingressi.
Dei 17 partecipanti 5 sono fermi per influenza suina, evidentemente incubata in Italia, in compenso il clima è fresco, con piogge notturne e con il vantaggio che questo tiene alla larga le numerosissime garrapatas (zecche), vera piaga di quei sentieri.

Prima di entrare nella selva

Domani saliremo al rancho Montecristo per iniziare le esplorazioni. Siamo da ieri sera a Cintalapa, ai piedi della sierra. Il viaggio è stato molto lungo e in particolare le 13 ore di pullman da Città del Messico a qui hanno provato un po’ tutti. Nonostante la stanchezza, già poche ore dopo il nostro arrivo, abbiamo iniziato le trattative con i proprietari dei terreni dove abbiamo raccolto importanti segnalazioni nell’aprile di quest’anno.

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Sotto le foreste del Chiapas

Cueva del Rio La Venta (foto di Filippo Serafini)Parte oggi la seconda spedizione di quest’anno nei grandi collettori sotterranei del Canyon del Rio La Venta. Era appena l’inizio di maggio, pochi mesi fa, quando, distesi sul cassone di un pick-up, lasciavamo le foreste che circondano la Lopez Mateos, illuminate da un tramonto messicano dagli orizzonti sconfinati. Pensavo a quanto buio si doveva estendere là sotto, alla bellezza della Cueva del Rio La Venta, ai sogni di nuove esplorazioni che in futuro ci avrebbero potuto portare nuovamente a precorrere impetuosi fiumi sotterranei e giganteschi saloni concrezionati. Mai avrei pensato che sarebbe passato così poco tempo per ritrovaci lì nuovamente a coltivare questo sogno. Tra pochi giorni saremo al ranchito, e da lì inizieremo una nuova avventura nelle foreste del Chiapas. Era da mesi che procedevo con la faticosa organizzazione dell’ultima, tanto agognata spedizione a Juquila, nello stato di Oaxaca. Avevamo programmato quest’ultimo viaggio, in quelle montagne così affascinanti, per concludere un progetto che ancora aveva delle incognite, dal sapore di canyon inesplorati e di grotte antiche ricche di dipinti di antiche civiltà mixteche. Forti di un accordo triennale con i campesinos di Tepelmeme, avevamo deciso di partire ad ogni costo, creando vari gruppi e articolando una logistica complessa che richiedeva l’appoggio totale delle nostre guide locali.

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Progetto Gorner

La galleria (foto A. Romeo)Sono ormai due decenni che l’associazione La Venta organizza campagne di ricerca e di documentazione sul 2° ghiacciaio delle Alpi per dimensioni: il Gorner.
Lo studio del crio-carsismo ha avuto proprio alcuni membri dell’associazione come pionieri che dagli anni ’80 ad oggi hanno raccolto dati e informazioni di notevole interesse scientifico.

Nel 2010 sono previste uscite primaverili, estive e autunnali sul ghiacciaio con lo scopo di studiare e soprattutto documentare (per la prima volta in HD – alta definizione) fenomeni alquanto originali presenti su questa lingua glaciale:
in primo luogo la formazione e relativo svuotamento del lago glaciale chiamato Gornersee che si forma annualmente alla confluenza delle due lingue (Lys e Gorner) ai piedi del Monte Rosa.
Il lago solitamente impiega 2-3 giorni per svuotarsi rilasciando dai 3 ai 7 milioni di m3 di acqua.

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