Il sole del tramonto illumina le cime delle montagne che circondano il Lago Ameghino. È un sole caldo e accogliente che ci regala luci e colori di impareggiabile bellezza. Il ghiacciaio giace davanti a noi adagiato sul suo letto di roccia. Non è maestoso come il vicino Moreno, ma incastonato tra queste scure montagne, veste di un’eleganza unica. Dalla stretta fronte sale ripido verso lo Hielo Continental che si pone come barriera invalicabile sullo sfondo, pareti verticali completamente ricoperte di ghiaccio. Più vicino a noi il Cerro Fantasma che dalla sua vetta ancora inviolata ci guarda solenne.
Nel lago gli iceberg sospinti dal vento proseguono il loro breve viaggio fino ad adagiarsi sulla morena di valle, oltre la quale si estende l’arida piana preglaciale che conduce fino al Lago Argentino.
Abbiamo allestito il campo in questo luogo incantato dove la natura regna padrona. Ci comunica la sua grandezza col silenzio che ci circonda, interrotto di tanto in tanto da potenti boati causati dal distaccamento dei blocchi di ghiaccio dal fronte ed alcune seraccate sospese.
Il vento è calato, gli arbusti di El Calafate sono carichi di frutti maturi, simili a piccole mele riunite in abbondanti grappoli. È una sensazione di calma assoluta, quella di stare qui seduti ad osservare, annusare, ascoltare, sentire quello che ti circonda. Abbiamo passato tutto il giorno a camminare con carichi pesanti sulle spalle, mangiati dalle zanzare, per cercare di avvicinarci il più possibile al fronte del ghiacciaio Ameghino, ed ora ci godiamo questo attimo di tranquillità in attesa di provare a raggiungere domani il cuore del ghiacciaio.
Filippo Serafini
Il gruppo sull’Ameghino è composto da otto persone: Leonardo, Beppe, Giampaolo, Ryow, Silvia, Omar, Michele e Filippo.
Comunicazione telefonica ricevuta il 25/02/2010 alle ore 14,35 locali (10,35 in Argentina)
con satellitare Iridium/Intermatica