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Sulla cresta del Monte PelmoMonte Pelmo, Dolomiti. Nel corso di una veloce spedizione di ricerca nel settembre del 2011, un gruppo di geologi e speleologi dell’Associazione di Esplorazioni Geografiche La Venta, insieme allo scultore Mauro “Lampo” Olivotto, aveva individuato una possibile pista di impronte di dinosauro sullo spallone nord-est della montagna, ad oltre 3040 m di quota sul livello del mare. Probabilmente si trattava di una delle piste di impronte di dinosauro tra le più alte in quota rinvenute in Europa.
L’interesse suscitato da questa scoperta e la volontà di compiere nuove esplorazioni nelle grotte e abissi di questa montagna dolomitica ha portato all’organizzazione di una missione più corposa, svoltasi dal 21 al 23 e il 28 settembre di quest’anno, e supportata ancora una volta dall’Associazione La Venta, dal Gruppo Speleologico Padovano CAI, dal Gruppo Grotte Treviso e da Crema Sport Padova. Ben 14 speleologi, tra cui i geologi Francesco Sauro (scopritore delle orme nel 2011) e Luca Gandolfo, sono stati elitrasportati in due campi in quota, uno sullo spallone nord-est e un secondo all’interno del catino del Caregon, sotto la cima principale della montagna.

La grotta raggiunta con la nuova calataNel corso dei due giorni di attività sono state effettuate numerose ricerche ed esplorazioni. La superficie rocciosa è stata ripulita, rivelando la presenza di 11 orme, apparentemente organizzate in due piste distinte. Si trattava probabilmente di due dinosauri diversi come suggeriscono la forma delle impronte e la lunghezza del passo. La superficie è stata documentata attraverso un rilievo fotogrammetrico che permetterà al paleontologo Matteo Belvedere del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova di realizzare un modello tridimensionale della superficie e quindi di analizzare con estrema accuratezza le impronte.
Molti sforzi sono stati dedicati anche all’esplorazione di grotte e abissi. Sulla parete nord-est, con una calata di quasi 200 metri, lo speleologo trevigiano Antonio De Vivo ha raggiunto una grande caverna, affacciata su quasi mille metri di parete. Una finestra mozzafiato sulle Dolomiti.
Nel Caregon, gli speleologi del gruppo Padovano hanno cercato di scendere due nuovi abissi, delle grandi fratture che scendono fino a 50-60 metri di profondità rivelatisi poi ostruiti da ghiaccio e detrito. Rimane ancora da rivisitare il grande pozzo dell’Abisso di Monte Pelmo., disceso solo parzialmente dal Gruppo Speleologico di Schio e dal Club Speleologico Proteo nel 2000, una voragine di cui non si conosce ancora la profondità, probabilmente superiore ai 300 metri.
L'incredibile scenario dalla sommità della calataI due giorni di attività sono stati allietati da condizioni meteorologiche eccezionali: mentre tutte le valli e le montagne sottostanti erano coperte dalla nebbia, solo la vetta del Pelmo emergeva da un mare di nubi. Durante le ricerche il regista trevigiano Enzo Procopio ha portato avanti le riprese di un documentario sui Giauli, folletti figli dell’arte dello scultore Mauro Lampo Olivotto. Ma non solo, per dare risalto anche alle impronte di dinosauro, Mauro Lampo ha creato un dinosauro di legno, alto 4 metri e nominato Ebelis, una scultura in materiale totalmente biodegradabile che ora si può osservare con un binocolo sulla cresta del Pelmo da Cortina e dai paesi della Valle del Boite.
Un progetto di valorizzazione di una delle montagne più famose e spettacolari d’Italia, un luogo magico che ha ancora molti misteri da svelare.
Hanno sostenuto l’esplorazione i partner tecnici Dolomite, Ferrino, De Walt e Bialetti.

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